La Ruchetta (Diplotaxis tenuifolia L.) è una pianta erbacea perenne
con foglie pennate, carnose, più o meno profondamente incise, dentate, di
sapore piccante; i fiori sono di colore giallo vivo. Cresce ovunque nei campi
incolti, sui bordi delle strade, prediligendo terreri brulli e non argillosi.
Si raccoglie da marzo a ottobre-novembre in gran parte del paese.
Non può mancare in nessuna misticanza e accompagna carpacci di carne e
tartare di pesce, dando forza e allegria al piatto.
Il sapore, inconfondibile è più forte e più persistente della rucola,
la congenere coltivata che è facile da reperire in frutteria, nei supermercati
e nei menù di molti ristoranti. La rucola coltivata appartiene ad un’altra
specie (Eruca sativa Mill). E anche’essa si può trovare nei
campi ma, almeno nelle mie zone dove imperversa la ruchetta, con più
difficoltà,
Ricette
Quando leggo su un menù un qualsiasi piatto nel quale compare la
parola rucola, la mano va alla pistola. Questo mio atteggiamento è un inutile
snobismo derivato dall’iper uso di quest’erba iniziato una ventina di anni fa.
Qualunque trattoria di quartiere che voleva fare il passo più lungo della
gamba, abbandonava i bucatini alla amatriciana per gettarsi su farseschi piatti
nei quali il forte sapore della rucola copriva quello di tutti gli altri
ingredienti. Oltre che inutile, il mio è uno snobismo controproducente, visto
che molti dei piatti in cui compare sono ottimi, come per esempio i carpacci,
alcune paste, e non ultimo una banale insalata con pachino (altro termine di
cui diffido) e mozzarella. È questa dopo il finocchio, la seconda erba che cito
che non può mancare nella misticanza romana.
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