martedì 16 giugno 2020

Ratafià di foglie di Visciolo

Il visciolo è come il maiale, non si butta via niente, così a partire dalle foglie Annele ha voluto provare a fare un altro ratafià questa volta utilizzando le foglie. Non lo abbiamo mai provato a fare e mi sarebbe sembrato un azzardo dare una ricetta il cui esito non posso certificare, se non confidassi di vecchi ricordi che me lo rendono grato. Bevuto, infatti, l'ho bevuto, una trentacinquina di anni fa, quando lo portò in laboratorio la mia prima tesista, che poi divenne la mia prima dottoranda. 
Mi scuso con tutti gli studenti e dottorandi par la parola "mia", ma tali li ho sempre sentiti, facendo qualche eccezione di testoni o scontrosi.
Paola, così si chiamava era brava, tenace, intelligente e studiosa e su di lei investii con profitto molte delle mie energie di allora. Eravamo sempre sull'orlo di una grande scoperta che non facemmo mai, ma qualche dignitoso apporto alla conoscenza del recettore della bradichinina lo realizzammo. Di certo ci mettemmo anima e corpo e lei anche un paio di bottiglie di questo Ratafià che un suo zio dei Castelli, faceva orgoglioso con le foglie del suo visciolo e il mediocre vino rosso locale. Io non volevo credere che fosse fatto con le foglie, pensavo a un refuso di Paola, che poi alla fine mi dette la ricetta che rimase per anni chiusa in cassetto fino a quando mia moglie Annele non la fece sua e non la utilizzò per questo liquore che spero venga buono come quello dello zio di Paola.
Per finire, prima della ricetta vorrei dire come finì la storia. Dopo il dottorato ebbe una borsa dalla Welcome Italia e infine si trasferì alla Dompè dell'Aquila. Vive ancora lì e lavora in una società che coadiuva nella scrittura e presentazione di progetti europei. Spero che le vada sempre tutto bene.
Sul mio bancone all'Università c'è ancora una foto che mi ritrae in lab, con una improbabile faccia da sonno, accanto a Paola. Anni fa a Cuba, era il 2001, vidi alla TV locale una celebrazione del quarantennale della battaglia della Baia dei Porci, dove Fidel decorava i veterani che riuscirono a cacciare i contras pagati dalla CIA. Guardavo quelle facce piagate dalle rughe della vita e, nel contempo i bambini che giocavano per il Malecon con palloni fatti da stracci. Pensai a come i loro sogni, le loro ambizioni, la loro visione di un mondo migliore, avessero dovuto, cozzando contro la realtà, ridimensionarsi anno dopo anno. Guardando la foto di Paola insieme a me, foto di tanti anni fa, mi immedesimo con quei veterani, vincitori sul campo ma come tutti, sconfitti dal tempo. 


Ma ora alla ricetta, che dedico, ovviamente, a Paola Cesaroni, a suo zio e ai veterani, se qualcuno è sopravvissuto, della Baia dei Porci.

1 litro di vino rosso corposo (Annele il solito Montepulciano d'Abruzzo)
99 foglie di visciolo con il loro picciuolo
Tenere per 40 gg in un barattolo chiuso al sole









Filtrare attraverso un telo.
Fare sciogliere nel filtrato a calore moderato 30 gr di zucchero
Lasciare raffreddare e aggiungere 300 ml di Alcool a 96°
Farlo maturare per altri 40 gg al buio
Servire ghiacciato.

Vi sapremo dire fra tre mesi o giù di lì, l'esito dell'esperimento.
Intanto ecco la ricetta dello zio, vergata di suo pugno.

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