martedì 22 settembre 2020

Pollo al mirto

Il titolo sarebbe dovuto essere dei due giorni. Qualche anno fa, trovandoci a Ventotene, incontrammo due nostri nipoti, due fratelli in law figli di nostra cognata, che ogni anno si rivedono (lui vive a Berlino lei a Roma) alla festa di Santa Candida. La mattina stessa che li incontrammo, li invitammo a cena a casa nostra. Quella mattina facemmo una passeggiata verso l'Osservatorio ornitologico attraverso una strada di campagna costeggiata da rosmarini, mirti, salvie e numeroso finocchio selvatico. Prendemmo qualche rametto di tutto e al ritorno li usammo per aromatizzare il pollo. Ma i due ragazzi quella sera non potettero venire e rimandammo tutto per la sera successiva. Fu così che marinammo negli aromi settembrini dell'isola il nostro pollo per più di trenta ore. Il piatto che ne risulto fu fantastico.

Ripetei a casa, con gli stessi aromi ma di diversa intensità rispetto a quelli di Ventotene il piatto.

Prendete un bel pollastro, e tagliatelo (o fatevelo tagliare) in pezzi adagiatelo in un recipiente e alternatelo con abbondanti rami di mirto, rosmarino, salvia e finocchiella selvatica. Aggiungete un paio di denti d'aglio schiacciato e abbondante pepe e sale grosso.

Chiudete con Domopack il recipiente e lasciate che gli odori facciano il loro dovere per almeno 24 ore (ma se saranno più ore, non sarà peccato). 

Togliete gli odori e ripulite i pezzi di pollo dalle eventuali foglietti che vi rimangono attaccate, bisognerà dargli una belle abbrustolita al pollastro e le foglie darebbero sapore amaro alla preparazione. 

Dopo l'abbrustolita, rimettete qualcuno degli odori nel recipiente 

Aggiungete un sorso di vino bianco (io ho usato un ottimo frascati Casal Marchese) e a cottura quasi completata mettete abbondante aceto di vino e fatelo un po' svaporare. 

Servite e mangiandolo farete rivivere ai vostri ospiti tutti i profumi delle isole mediterranee.

domenica 20 settembre 2020

Il mirto (Myrtaceae)

Il 20 di Settembre, da tempo immemore, a Ventotene si festeggia la festa di Santa Candita, giovinetta africana che sotto Massimiano imperatore, fu intercettata dai romani davanti all'isola di Ponza, mentre fuggiva da Cartagine. Sull'isola fu martirizzata e il suo corpo fu gettato in mare che lo restituì all'isola di Ventotene. Questa storia di immigrati africani ributtati in mare non è cosa che finì in quegli anni e di martiri di quel tipo in questi giorni ne abbiamo a iosa. Ma questo è un post di festa e questi orrori non li tratteremo. Il corpo fu recuperato dagli abitanti di Ventotene di cui divenne la Patrona e che viene onorata con una festa che ancora oggi rimane una delle più belle in Italia.


In quei giorni si fa festa con giochi, processioni e con una banda sopraffina che suona ininterrottamente da mattina a sera per le vie del paese. 


Gli abitanti li rifocillano con caffè e dolciumi la mattina e con bocconi più sostanziosi e bicchieri di vino, la sera. 


Ma il gran finale è rappresentato da "o'pallon", ovvero il lancio dei palloni aerostatici dalla piazza e dal porto romano su nel cielo a portare ovunque la novella della santa.

                                


Nell'isola, seguendo le strade sterrate che si dipartono dal paese e nelle siepi che delimitano i campi cresce abbondante il mirto Myrtus communis, Linnaeus, un arbusto alto fino a 3 metri. Il mirto è presente in grande quantità in tutti le macchie dove lo ho cercato, da Orbetello a vari luoghi della Sardegna, dalle isole Greche alle baie Turche, dalla Corsica alle spiagge Calabresi.

Caratteristiche sono le sue foglie lanceolate che sfregate liberano un inconfondibile pungente odore resinoso. 

I fiori sono bianchi e i frutti delle bacche nere e molto aromatiche che servono per fabbricare numerosi liquori il più famoso del quale è il sardo Mirto. In questa stagione, a Santa Candita però e bacche sono ancora in via di formazione e appaiono così come le vedete in foto.



lunedì 14 settembre 2020

Liquorino di Prugnolo (Prugnolino?)

La raccolta di frutti del prugnolo è stata proficua, in quattro e quattr'otto ne abbiamo colti quanto ci bastavano. Ci siamo fermati a circa mezzo chilo perché almeno per quest'anno volevamo solo limitarci a vedere come veniva il liquorino se la procedura scelta fosse la più idonea. Quelli che abbiamo preso ci sono serviti per circa 800 ml di prodotto finito. 


La ricetta da cui siamo partiti, apportando alcune variazioni, è rubata al sito:
http://blog.giallozafferano.it/cuocapercaso/liquore-al-prugnolo/


Dopo una sommaria lavata (lavarli da cosa?) i 550 gr di prugnoli, sono stati immersi in 500 ml di alcool al 95% insieme a 4 noccioli di pesca 2 chiodi di garofano.

Chiuso il tutto in un barattolo di vetro, sono stati lasciati stare al buio in dispensa. 

Dopo circa 40 giorni, passato il succo, abbiamo timidamente provato a estrarre qualche cosa dalle bacche residue, ma con pessimi risultati. Il frutto ha un nocciolo molto grande, una buccia coriacea e una polpa sottile e sfilacciosa che impediscono l'uso di qualsiasi tecnica di estrazione del succo (da me conosciuta). Mia moglie ne ha assaggiato uno e ha detto che l'aspro era perso e che si sarebbero potuti usare per insaporire un gelato alla crema. Non credo che gli ospiti gradirebbero.

Abbiamo aggiunto 350 ml di vino bianco (uno Chardonnay di non eccelsa ma neanche scadente qualità) nel quale era stato sciolto 150 gr di Zucchero bianco

Abbiamo filtrato tutto prima attraverso un colino a maglie fine di metallo e quindi usando una calza di stoffa da marmellata. Non è venuto limpidissimo, ma il colore ci è sembrato sufficientemente accattivante da non dover andare avanti (come suggerisce il sito citato) con altri sistemi di filtraggio.

Infine abbiamo riempito le bottiglie per far maturare il tutto per una altra mesata al buio. 


Non prima di aver fatto un assaggino. 

Il liquore è piacevole, ha un deciso sentore di prugna con un gradevole retrogusto amaro/aromatico dato dai noccioli di pesca. Il chiodo di garofano non l'ho percepito e forse è stato un bene. Forse leggermente troppo forte come gradazione. Aspettiamo la sua maturazione finale. 

Siamo rimasti abbastanza soddisfatti. Ve lo consigliamo.