giovedì 22 maggio 2014

Raponzolo, Raperonzolo (Famiglia Campanulaceae)

Campanula rapunculus (Linneus) è una pianta erbacea biennale che possiede un fusto eretto, leggermente peloso, ramificato in alto. Le foglie basali sono di forma ovale, leggermente dentate e disposte a rosetta, mentre le foglie superiori sono lanceolate sessili e strette.

I fiori ermafroditi sono raggruppati in una infiorescenza racemose, con una luce corolla blu o viola a forma di campana, lungo circa due centimetri. Essi sono disposti lungo lo stelo in un cluster di fronte unilaterale abbastanza stretta. 

Il periodo di fioritura va da maggio a settembre. Il frutto è una capsula deiscente a forma di cono rovesciato con molti semi. La radice che si presenta come una piccola rapa  non contiene amido ma inulina la quale scindendosi produce levulosio anziché glucosio



In Italia è presente in tutte le regioni tranne Sicilia e Sardegna, cresce nei campi e nei luoghi incolti, al margine dei boschi e dei sentieri, negli oliveti e nei vigneti, dove predilige terreni freschi, senza ristagni d’acqua, fertili e tendenzialmente calcarei, si adatta però anche a quelli sassosi.

Fossi nato mille volte per altre mille volte vorrei rinascere solo per poter ancora una volta raccontare la favola di raperonzolo ai miei figli steso sul lettone grande. A Giovanni che si addormentava rannicchiandosi vicino tenendo, stretti nel suo pugno, i miei capelli. A Francesca che si sdraiava come una croce di sant'Andrea e si addormentava tenendo nella bocca il bordo masticato del suo fazzoletto, lei che mai ha posseduto un ciuccio né mai si è attaccata a un biberon. Ed io raccontavo di raperonzolo e dei suoi lunghi capelli di seta, del principe e della strega e della mamma ingorda di raperonzoli che ne barattò una manciata con sua figlia che per questo fu costretta a una lunga solitudine in cima a una torre. Tempi in cui le madri erano ragni pelosi e i padri irraggiungibili modelli da imitare. La misoginia dei Grimm sarà poi amplificata dal principe dei maschilisti: Walt Disney. Scompariranno addirittura le madri, ridotte solo a comparse o a matrigne perfide e streghe. E i padri "re leoni" assurgeranno ad assoluti protagonisti positivi delle vite favolose di Pocahontas, Fievel e poi sirenette, belle e bestie e Mulan varie
Ma torniamo a noi come si può barattare una figlia per dei raperonzoli? Difficili da trovare, con la radice grassoccia solo in inverno o all'inizio di  primavera quando già comincia a perdere quel sapore di noce che lo fa spiccare tra i nella sinfonia delle misticanze. Poi arriva l'estate e la radice è un arido pezzo di legno fibroso e senza sapore. In questa stagione la modesta piantina, abile a confondersi tra mille congeneri senza interesse alimentare o estetico, esplode con una lunga spiga fiorita di indaco. E uno passa per il prato fiorito di raperonzoli e si domanda come mai non li aveva notati prima alla fine dell'inverno quando li cercava per le sue insalate. Ma certo perché la pianta e modesta piccolina con un verde smorto. Bisogna poi trovarla anche in posti adeguati dove il terreno sia sufficientemente morbido o sabbioso da poter estrarre la radice senza che il lungo fittone si spezzi. Si la regina sapeva tutto questo e ancor di più sapeva che solo una strega poteva raccoglierne abbastanza per saziare le sue voglie di puerpera, che neanche i suoi cuochi gallonati o i suoi soldati più abili potevano di tanto.
PS Non dimenticate, dopo averla raccolta di pulire molto bene la radicina raschiandola con un coltellino in modo da lasciare alburno il fittone.




sabato 10 maggio 2014

Pimpinella romana (Famiglia Apiaceae)

La pimpinella (Tordylium apulum, L. e Tordylium officinale, L.) è stata un rompicapo per me e per il mio collega botanico, Alessandro Travaglini, che spesso disturbo per cercare di chiarire i miei dubbi sistematici. è stata un rompicapo perché la pimpinella, principessa di ogni misticanza che si rispecchi, lei che da un caratteristico odore canforato al concerto di sapori primaverile, beh lei NON è una pimpinella in senso stretto ricadendo queste nella medesima famiglia (Apiaceae, in buona compagnia con anice, prezzemolo e carota) delle "vere" pimpinelle, ma in tutt'altro genere, Tordylium e non Pimpinella. Ma lasciamo queste diatribe a chi ne sa più di noi e andiamo a descrivere la (le) piante che noi qui a Roma e dintorni chiamiamo pimpinella e che d'ora in poi io chiamerò pimpinella romana.
La pianta di solito forma una rosetta al suolo da cui si dipartono dei rami che raramente superano i 10-20 centimetri











 Le foglie sono leggermente pelose e pennate, con le foglie più basse ovale con segmenti dentati, e le foglie superiori con segmenti lineari. Ha 2-8 raggi primari. 






I fiori marginali hanno ciascuno 1 petalo bianco, allargato e profondamente bilobato. Le brattee e bratteole sono lineari a lungo sottolineato con la diffusione peli. Il frutto è orbicolare e appiattito, e di solito è di 5-8 millimetri.









Misticanza romana - Introduzione III

Dopo i primi passi nel mondo della misticanza, fatti inseguendo mio padre che si inerpicava dietro a quaglie e fagiani, cominciai a camminare da solo e i miei passi divennero spediti anzi speditissimi. Il 68 (che per me cominciò a ottobre, al liceo ginnasio statale Terenzio Mamiani di Roma) passò veloce e negli anni che vennero divenni presto quel che si suol dire un cattivo soggetto. Prima lotta continua poi India, canne e acidi, indiani metropolitani e, per finire, la realizzazione dell'utopia di un decennio fondando, insieme ad altri tre cattivi soggetti, una comune agricola: “la trinità" nei noccioleti di Capranica. La trinità non era solo un esperimento di “socialismo in un casale solo” era il punto di riferimento della gioventù rossa e bene di Roma nord. Ma io allora avevo altro per la testa che mischiarmi con i cittadini che cercavano un posto tranquillo per farsi un trip, io ero diventato contadino. La metamorfosi avvenne anche grazie al nostro vicino, Sergio. Sergio si vantava di aver visto una volta il mare, era stato quando era andato a fare il militare ma non ricordava quale e neanche dove. Ma di cose ne sapeva molte, contadino a tutto tondo mi insegnò come si sgozza un maiale, si forza il radicchio e si spollonano i noccioli, ma soprattutto mi insegnò a riconoscere almeno altre cinque erbe della misticanza. In realtà a fare misticanza non andavo con lui ma con la moglie, una signora che anagraficamente aveva una ventina d'anni più di me ma che in realtà aveva un corpo e una faccia senza tempo. Un giorno Sergio mi prese da parte e mi disse che lui non era geloso delle passeggiate che facevo con la moglie perché sapeva che ero un bravo ragazzo e non avrei mai approfittato di lei. Con impudenza giovanile stavo per mettermi a ridere, ma mi fermai in tempo. Sergio era mio amico e no, non lo avrei mai tradito neanche dicendogli che l'ultima cosa che mi sarebbe passato per la testa era fare la corte alla moglie. Se pur non appetibile, lei era una grande maestra e mi insegnò a distinguere:
pimpinella, caccialepre, cipicciosa, piede di gallo e indivia, quest'ultima in realtà scappata dagli orti e allignatasi nei campi.
Nel frattempo, più delle nascita della lotta armata, della crisi ideologica, del dilagare dell'eroina, stava avvenendo un cambiamento che mise termine alla nostra esperienza: la massiccia entrata della nocciola turca nel mercato tedesco e il conseguente crollo del suo prezzo in italia. Prime vittime di una globalizzazione agli albori e ancora un po' provincialotta, ognuno di noi prese la sua strada, chi per diventare proprietario di una ditta che costruisce depuratori, chi nella distribuzione all'ingrosso dei farmaci, chi a insegnare informatica alla sapienza e chi fisiologia a tor vergata. Mentre sergio, la moglie e il loro unico figlio rimasero li a capranica, un po' più poveri, perché i noccioli erano diventati più avari.

Questo post lo dedico a Sergio e a sua moglie di cui non ricordo il nome, che materialmente mi ha insegnato a conoscere la pimpinella.