mercoledì 21 settembre 2011

Porcacchia, Portulaca, Porcellana (Famiglia Portulacaceae)

La Portulaca oleracea (Linneo) è pianta annuale a tessuti carnosissimi con fusti ramosi sdraiati o eretti e con foglie pure carnose ovate. Fiori gialli, piccoli e poco vistosi. La pianta è una tipica specie antropogena e infesta le colture sarchiate, i frutteti ma in realtà è diffusissima in tutti gli incolti erbosi.


Ricette con la porcacchia
Ricordo bambino, quell’omone di mio zio Fernando Dubois ribadire alla moglie Serafina di non dimenticare mai la porcacchia quando faceva il minestrone. Lo zio lo incontravo praticamente solo d’estate nella sua casa di Anguillara confinante con quella di mio nonno; andavo spesso ad ascoltar da lui racconti di serpenti velenosissimi e di cacce grosse in Africa, tutti episodi, che seppi poi inventate per me e per i miei cugini che l’ascoltavamo a bocca aperta. Ma il suo vero tesoro, quello reale era una enorme collezione di francobolli di ogni epoca e di ogni paese. Grosso e vecchio camminava a stento aiutato da un bastone nodoso. Lo zio veniva chiamato da tutti “il console”, ma console non lo era mai mai. Onorario del Belgio, lo era invece il padre che io non conobbi mai. Mi sfugge ancor oggi cosa sia un console onorario, ma di sicuro era carica sufficientemente ben retribuita da permettergli una feluca, una casa piena di arazzi fiamminghi e, come raccontava mia nonna, dei domestici che servivano a tavola in livrea. 
La porcacchia che non doveva mai mancare nel minestrone, non era l’unica stramberia gastronomica dello zio; a questa era accoppiato il rito barbaro della prima colazione, durante la quale lo zio intingeva nel caffellatte bollente, corpose fette di pane casereccio spalmato di gorgonzola. O forse anche questo era uno dei suoi racconti, inventati solo per stupire i nipoti durante le serate estive.
La porcacchia, in ogni modo, conferisce al minestrone un insopportabile sapore terroso, difetto a cui va aggiunta la fastidiosa scivolosità delle sue foglie. Per questo vi sconsiglio di usarla in questa guisa, a meno che voi non vogliate rivivere con me quei pomeriggi di fine agosto, quando ad Anguillara la tempesta di Sant’Elena ci avvertiva che le vacanze stavano finendo e che era ora di tornare in città. Se poi non volete rovinare le vostre misticanze, fate a meno anche di aggiungerla all’insalata. Non è un caso che la porcacchia un tempo  fu importata dalla vicina Asia, come specie orticola, ma fece una si cattiva riuscita che fu presto usata come foraggio per i porci, da cui uno dei suo nomignoli. Eppure una ricetta che vale la pena di provare, l'ho trovata e la dedico a mio zio Fernando e ai suoi racconti.

2 commenti:

  1. Ciao, Raphitoma. Ho appena scoperto il tuo blog e gia' ne sono diventata una sostenitrice. Mi piace molto il tuo approccio alle erbe spontanee e mi sono divertita leggendo il racconto dello zio. Anch'io avevo uno zio un po' eccentrico (per la verita' era lo zio di mia madre), lo zio Vinicio: una via di mezzo tra Salvador Dali' e Nino Taranto; artista a tutto tondo e gran raccontaballe. :)
    Ti ringrazio perche' con la foto della portulaca il velo della mia ignoranza e' finalmente caduto e ora capisco di che pianta si tratta.
    A presto
    eugenia

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  2. Dissento dai giudizi negativi su questa fantastica pianta. Insieme con Carciofi, Cardo mariano, varie brassicacee ed ortica concorre alla longevità tipica delle isole greche. Le foglioline ben lavate ed unite a fagioli borlotti lessati, conditi con sale poco olio e poco aceto sono stupende; i gambi carnosi privati delle foglioline, raccolti in un barattolo riempito con metà acqua e metà aceto, leggermente salati e passati a sterilizzare, un mese dopo costituiscono un magnifico stuzzichino (il sapore terroso è attenuato e concorre alla tipicità). Un pesto del tipo alla genovese, metà basilico e metà portulaca, accompagna le trenette ma anche carne o pesce ai ferri.
    A costo zero.
    Saluti e complimenti per il sito
    Moreno Sgarallino
    A.Na.Mi.T.
    m.sgarallino@tiscali.it

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