lunedì 18 maggio 2020

Il pratone

Il Convid-19 ci ha preso di sorpresa quasi fosse una valanga. Il 6 Marzo, facevamo la fila alla mostra di Raffaello alle Scuderie del Quirinale (ci arrivammo in metropolitana!!) e dopo esserci saziati di tanta meraviglia finimmo la serata dallo "Sgobbone", una osteria romana archetipale, chiassosa e affollata. 
Capimmo che non era un temporale di agosto ma un uragano di proporzioni epocali dopo pochissimi giorni e rispettosi ci chiudemmo in casa ad aspettare indicazioni. Il bollettino delle 18 divenne l'appuntamento fisso della giornata e worldmeters.com la nostra lettura quotidiana. Zeno, il nostro Border Collie intanto ci patentava per rapide passeggiate verso il paese.


Ma la versione distopica di Anguillara nel suo vuoto totale ci intristiva e ci convinse a dirigere le nostre passeggiate verso "il pratone", un pascolo, delimitato da boschetti che iniziava dopo il cancello di legno alla fine della stradina dove è ubicata la casa

e finiva sulle rive dell'Arrone. 







Un pascolo da noi sempre snobbato dove ero stato solo poche volte, una ben mi ricordo per vedere il corteggiamento tra garzette nei pantani che spesso d'inverno vi si formano.

Per 60 giorni il pratone divenne centrale nella vita della nostra famiglia e forse l'unica nostra vera valvola di sfogo. Fu lì che ritrovai vecchie amiche prime tra tutte la cicoria il crespigno e il tarassaco che risolsero molte nostre cene, e me ne feci due nuove, il ramolaccio (Raphanus raphanistrum) e la malva (Malva silvestris, L. e M. neglecta, Wallr). Feci conoscenza anche con altre, le plantago ovvero la major, (Plantago major L.) e la lanceolata (Plantago lanceolata L.) e la piattella o giuncolina (Hypochoeris radicata L.); ma con queste ultime non è scattata la scintilla, forse per mia imperizia nel prepararle. Mi riprometto di riprovarci.

Lì ci godemmo la primavera












                  Delle mie nuove scoperte e dei piatti    che riuscimmo a preparare ne parlerò a breve.

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