L'amore per
Sauris (di sopra) è stato a prima vista. La comunità possiede meno di
cinquecento anime, originati da soldati carinziani, disertori dell'esercito
germanico nel XIII secolo che si vennero a nascondere su questi monti. Ancora
parlano un tedesco medioevale, noto credo solo a loro e, fieri delle loro
origini, rifuggono ogni sirena tentatrice del fondovalle. Stanchi del giogo del
patriarca di Tolmezzo vorrebbero ritornare sotto quello di Aquileia non consci
che Aquileia è stata devastata dagli alani e dagli ungari. Ci siamo trovati
subito a nostro agio, e abbiamo deciso di tornarci spesso. Non mangiano il
cardo di san pellegrino e non ne conoscono (perlomeno le persone da me
intervistate) il loro uso alimentare. Così mi sono dovuto inventare la ricetta
da zero, considerando anche che avevo a disposizione un piccolo angolo cottura
non sono volato lontano con la fantasia e ho unito il cardo con tutti prodotti originari
di quella zona: orzo, prosciutto di Sauris (una mezza cipolla e una carota del
fondovalle) e formaggio di latteria stagionato. Quest'ultimo proviene da un "caciaro"
di Lateis che, mi spiegava che il formaggio di malga è fatto con il latte della
mungitura del giorno di vacche che pascolano negli alpeggi. Il formaggio
risulta quindi profumato e grasso ma ricco di batteri e fermenti che ne rendono
difficile l'invecchiamento. L'occhiatura è evidente e la grana mai molto
compatta. Il formaggio di latteria deriva invece da mungiture multiple ma in
ogni caso di vacche nutrite a fieno questo fa si che sia più controllabile la
sua maturazione e che possa essere invecchiato per periodi superiori all'anno.
Per semplificare, sia il Parmigiano che il Grana (padano o trentino) sono,
seguendo questa classificazione, dei formaggi di latteria.
Ho fatto
soffriggere la cipolla e la carota a tocchettini in un cucchiaino di olio e una noce di burro della casera
Razzo, ho aggiunto i cardi tagliati in spicchi grandi (dopo averli trattati in
acqua acidulata come descritto) e sufficiente acqua per farne una minestra. Ho aggiunto
l'orzo decorticato e un rametto di timo serpillo preso nella medesima
passeggiata dove avevo preso i cardi. Una volta portato a cottura ho cosparso
con formaggio di latteria di 18 mesi. A parte ho fatto sfrigolare delle sottili
fettine di prosciutto di Sauris in una padella antiaderente e l'ho aggiunto
alla minestra. Poiché ho notato che il sapore fruttato del cardo forse non aveva neanche bisogno del
formaggio che ne attutisce un po' troppo la delicata vena alpina lo ho sostituito, in una analoga ricetta eseguita però a casa, con erba cipollina.
Ho accompagnato il tutto con merlot del fondovalle. Avendolo trovato poco adeguato al piatto, la ricetta casalinga è stata accompagnata, con miglior fortuna da un fruttato Muller Thurgau del Trentino.
PS Mi
domando se il prosciutto di Sauris sia realmente il migliore del mondo. Diciamo
che si pone all'estremo opposto dell'Iberico in una ipotetica scala di
sapidità. La stagionatura in quota gli conferisce una delicatezza invidiabile a
quasi tutti i suoi congeneri italiani, delicatezza con la quale può competere
solo qualche San Daniele. Ma è il grasso il suo punto forte sul quale, credo nessuno
può superarlo. Ma i gusti son gusti.
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