domenica 23 agosto 2015

Carlina bianca, Cardo di San Pellegrino, Carciofo selvatico, Carlopinto (Famiglia Asteraceae)



Di questo cardo in Italia ne esistono di una decina di specie, di cui la più diffusa è la Carlina acaulis (Linneus) che a sua volta è suddivisa in diverse subspecie che vivono preferenzialmente lungo la catena alpina e gli appenini sopra i 900-1000 metri. È una pianta erbacea perenne che vive al livello del suolo e che possiede grandi infiorescenze che possono arrivare ai 10 centimetri di diametro. Vive sui prati e gli alpeggi, in luoghi pietrosi e poveri. 


  
Ne ho trovate in quantità enorme alla Malga Razzi vicino a Sauris sul bordo di un sentiero che costeggiava un bosco di larici. Si raccoglie il ricettacolo del capolino prima della fioritura, come nei carciofi e come questi possono essere usati. Le foglie essiccate possono cagliare il latte. Il sapore è floreale con sentore di nocciole nel complesso eccellente sia crudo, che cotto.



Il primo problema che si incontra quando ci si vuole nutrire di questo cardo è pulirlo. Armati di un coltellino affilato e di santa pazienza si tolgono via via le rosette laterali lasciando solo il "cuore".

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Il cuore verrà quindi tagliato a fettine e posto in acqua acidulata con un mezzo limone per evitare eccessive ossidazioni che ne fanno virare il sapore e il colore.



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