Carlina bianca, Cardo di San
Pellegrino, Carciofo selvatico, Carlopinto (Famiglia Asteraceae)
Di questo cardo in Italia ne esistono di una decina di specie, di cui la più diffusa è la Carlina acaulis (Linneus) che a sua volta è suddivisa in diverse subspecie che vivono preferenzialmente lungo la catena alpina e gli appenini sopra i 900-1000 metri. È una pianta erbacea perenne che vive al livello del suolo e che possiede grandi infiorescenze che possono arrivare ai 10 centimetri di diametro. Vive sui prati e gli alpeggi, in luoghi pietrosi e poveri.
Ne ho trovate in quantità enorme alla Malga Razzi vicino a Sauris sul bordo di un sentiero che costeggiava un bosco di larici. Si raccoglie il ricettacolo del capolino prima della fioritura, come nei carciofi e come questi possono essere usati. Le foglie essiccate possono cagliare il latte. Il sapore è floreale con sentore di nocciole nel complesso eccellente sia crudo, che cotto.
Il primo problema che si incontra quando ci si vuole nutrire di questo cardo è pulirlo. Armati di un coltellino affilato e di santa pazienza si tolgono via via le rosette laterali lasciando solo il "cuore".
Il cuore verrà quindi tagliato a fettine e posto in acqua acidulata con un mezzo limone per evitare eccessive ossidazioni che ne fanno virare il sapore e il colore.
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