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sabato 10 maggio 2014

Misticanza romana - Introduzione III

Dopo i primi passi nel mondo della misticanza, fatti inseguendo mio padre che si inerpicava dietro a quaglie e fagiani, cominciai a camminare da solo e i miei passi divennero spediti anzi speditissimi. Il 68 (che per me cominciò a ottobre, al liceo ginnasio statale Terenzio Mamiani di Roma) passò veloce e negli anni che vennero divenni presto quel che si suol dire un cattivo soggetto. Prima lotta continua poi India, canne e acidi, indiani metropolitani e, per finire, la realizzazione dell'utopia di un decennio fondando, insieme ad altri tre cattivi soggetti, una comune agricola: “la trinità" nei noccioleti di Capranica. La trinità non era solo un esperimento di “socialismo in un casale solo” era il punto di riferimento della gioventù rossa e bene di Roma nord. Ma io allora avevo altro per la testa che mischiarmi con i cittadini che cercavano un posto tranquillo per farsi un trip, io ero diventato contadino. La metamorfosi avvenne anche grazie al nostro vicino, Sergio. Sergio si vantava di aver visto una volta il mare, era stato quando era andato a fare il militare ma non ricordava quale e neanche dove. Ma di cose ne sapeva molte, contadino a tutto tondo mi insegnò come si sgozza un maiale, si forza il radicchio e si spollonano i noccioli, ma soprattutto mi insegnò a riconoscere almeno altre cinque erbe della misticanza. In realtà a fare misticanza non andavo con lui ma con la moglie, una signora che anagraficamente aveva una ventina d'anni più di me ma che in realtà aveva un corpo e una faccia senza tempo. Un giorno Sergio mi prese da parte e mi disse che lui non era geloso delle passeggiate che facevo con la moglie perché sapeva che ero un bravo ragazzo e non avrei mai approfittato di lei. Con impudenza giovanile stavo per mettermi a ridere, ma mi fermai in tempo. Sergio era mio amico e no, non lo avrei mai tradito neanche dicendogli che l'ultima cosa che mi sarebbe passato per la testa era fare la corte alla moglie. Se pur non appetibile, lei era una grande maestra e mi insegnò a distinguere:
pimpinella, caccialepre, cipicciosa, piede di gallo e indivia, quest'ultima in realtà scappata dagli orti e allignatasi nei campi.
Nel frattempo, più delle nascita della lotta armata, della crisi ideologica, del dilagare dell'eroina, stava avvenendo un cambiamento che mise termine alla nostra esperienza: la massiccia entrata della nocciola turca nel mercato tedesco e il conseguente crollo del suo prezzo in italia. Prime vittime di una globalizzazione agli albori e ancora un po' provincialotta, ognuno di noi prese la sua strada, chi per diventare proprietario di una ditta che costruisce depuratori, chi nella distribuzione all'ingrosso dei farmaci, chi a insegnare informatica alla sapienza e chi fisiologia a tor vergata. Mentre sergio, la moglie e il loro unico figlio rimasero li a capranica, un po' più poveri, perché i noccioli erano diventati più avari.

Questo post lo dedico a Sergio e a sua moglie di cui non ricordo il nome, che materialmente mi ha insegnato a conoscere la pimpinella.

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